L'Onorevole Scolaro by John Le Carré

L'Onorevole Scolaro by John Le Carré

autore:John Le Carré [Carré, John Le]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: da leggere
editore: gBook
pubblicato: 2010-12-08T23:00:00+00:00


Fino a quel momento era sembrato a Guillam che i vantaggi fossero tutti di Martello. I ragazzi di Sol si erano infilati in un pasticcio da soli, ma i Cugini sapevano perdonare e aspettavano quindi il bacio di ringraziamento. Nella calma post-coitale che seguì le rivelazioni di Martello, questa falsa impressione prevalse un po’ di più.

“E così, ah, George, ti vorrei dire che d’ora in poi, possiamo contare – tu, noi e Sol qui – sulla più completa collaborazione di tutti i nostri agenti. Voglio dire che c’è un aspetto molto positivo in questo. Vero, George? Costruttivo, direi.”

Ma Smiley, ricaduto nel suo isolamento, corrugò solo la fronte e arricciò le labbra.

“Stai pensando a qualcosa, George?” chiese Martello. “Ho detto, stai pensando a qualcosa?”

“Oh. Sì, grazie. Beechraft” disse Smiley. “È un aereo monomotore?”

“Gesù.” sussurrò Sol.

“Bimotore, George, bimotore” disse Martello. “Il tipico giocattolo da industrialotti.”

“Il rapporto dice che l’oppio pesava quattrocento chili.”

“Giusto, circa mezza tonnellata, George” disse Martello sollecito come il solito. “Nel sistema metrico” aggiunse dubbioso rivolto alla faccia in ombra di Smiley. “Non la tua mezza tonnellata inglese, George, naturalmente. Metrica.”

“E dove lo stivava… l’oppio, voglio dire?”

“In cabina” rispose Sol. “Probabilmente togliendo i sedili. I Beechcraft assumono un altro aspetto. Ma non lo sappiamo perché non l’abbiamo mai visto.”

Smiley fissò la fragile paginetta che stringeva ancora nelle mani grassocce. “Sì” mormorò. “Già, potrebbero averlo fatto.”

E con una matita d’oro fece uno scarabocchio sul bordo prima di ricadere nei suoi sogni privati.

“Bene” disse Martello allegro. “Penso che noi api operaie faremmo meglio a tornare nelle nostre arnie a vedere a che punto siamo, giusto, Pete?”

Guillam si stava già alzando quando Sol parlò. Sol aveva il dono raro e alquanto terribile, dell’asprezza naturale. Non gli erano saltati i nervi, era normale. Era solo il suo modo naturale di parlare, di trattare gli affari e tutti gli altri modi di fare lo irritavano: “Gesù, Martello, a che gioco stiamo giocando qui? Questo è il colpo grosso, no? Abbiamo tra le mani forse il più grosso affare di droga dell’intera Asia sudorientale. Va bene, ci sono relazioni da rispettare. La Compagnia finalmente amoreggia con l’Antidroga dato che aveva bisogno del nostro silenzio sulle tribù montane. E non è che a me la cosa ecciti. Va bene, non dobbiamo toccare gli interessi britannici ad Hong Kong. Ma la Tailandia è nostra e così le Filippine e Taiwan e tutta la maledetta zona, c’è la guerra e gli inglesi sono col culo a terra. Quattro mesi fa sono venuti e hanno fatto il loro numero. Grande, così noi gliel’abbiamo passato. Cosa hanno fatto in tutto questo tempo? Si sono insaponati la faccia. Ma quando cominceranno a passare il rasoio, santiddio? Ci abbiamo messo soldi, noi, abbiamo un intero apparato pronto a sbattere fuori a calci gli intrighi di Ko da tutto l’emisfero. Stiamo aspettando da anni uno come lui. E possiamo inchiodarlo. Abbiamo le leggi – dico le leggi! – per metterlo al fresco dai dieci ai trent’anni e anche di più! Gli scarichiamo addosso droga,



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